Sapevate che...
Il 16 Marzo 1770 nasce Alessandra Mari
Alessandra Mari (Montevarchi, 16 marzo 1770 – Montevarchi, 2 febbraio 1848) è stata una patriota italiana.
Alessandra Mari, chiamata Sandrina da tutti, di cognome faceva in realtà Cini, perché figlia di Orazio Cini di Levane e di Maria Maddalena Guerri, di Montevarchi, come si legge anche nei registri del comune di Montevarchi.
Il cognome Mari, con il quale viene sempre ricordata, lo prese solo successivamente sposando l'ufficiale dei dragoni Lorenzo Cybo De Mari.
Alessandra, era una ragazza di carattere. Non a caso dunque, al momento dell'insurrezione antinapoleonica del Viva Maria scoppiata ad Arezzo nel 1799, arruolò una truppa di volontari e li guidò verso Firenze nel tentativo di restaurare il granduca
Il momentaneo successo del Viva Maria rese Alessandra Mari una celebrità tanto che nel suo palazzo, Palazzo Mari a Montevarchi, passarono a trovarla nel novembre del 1799 Carlo Emanuele IV di Savoia e sua moglie Maria Clotilde di Borbone-Francia e nel luglio del 1800 Ferdinando I di Borbone e Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.
Allo stesso tempo però non le mancarono le critiche, spesso feroci, come nel caso di Domenico Luigi Batacchi che le dedicò un poema satirico ed eroicomico dall'esaustivo titolo di "La Pulcella del Valdarno" in cui non risparmiò commenti anche pesanti sulla vita pubblica e privata di Alessandra e di suo marito.
Ma più che le infamie dei democratici, che certo preferivano i francesi all'assolutismo granducale restaurato dai Mari, fu soprattutto la riconquista napoleonica della Toscana che segnò un duro colpo per la coppia. Nel 1808 i due si videro anche costretti per ristrettezze economiche, a vendere il palazzo di Montevarchi ai Del Nobolo e la villa di Moncioni al pittore e accademico Giuseppe Marrubini. Quindi i due si trasferirono in un modesto palazzotto in via Cennano 103 che era allora la via del popolo e non dei signori.
Qualche anno dopo però Napoleone rimase solo un ricordo e Alessandra frequentò la corte di Firenze, dove godé sempre molta influenza, si guadagnò il titolo di baronessa, concessole dopo il 1815 dall'Imperatore Francesco con una bella pensione di oltre 2500 lire fiorentine.
Continuò a vivere in via Cennano come eroina della città e femminista ante litteram. Morì all'età di 79 anni, la sera del 2 Febbraio 1848 e venne sepolta nella chiesa dei padri Cappuccini di Montevarchi.
Fonte testo: Wikipedia
Alessandra Mari, chiamata Sandrina da tutti, di cognome faceva in realtà Cini, perché figlia di Orazio Cini di Levane e di Maria Maddalena Guerri, di Montevarchi, come si legge anche nei registri del comune di Montevarchi.
Il cognome Mari, con il quale viene sempre ricordata, lo prese solo successivamente sposando l'ufficiale dei dragoni Lorenzo Cybo De Mari.
Alessandra, era una ragazza di carattere. Non a caso dunque, al momento dell'insurrezione antinapoleonica del Viva Maria scoppiata ad Arezzo nel 1799, arruolò una truppa di volontari e li guidò verso Firenze nel tentativo di restaurare il granduca
Il momentaneo successo del Viva Maria rese Alessandra Mari una celebrità tanto che nel suo palazzo, Palazzo Mari a Montevarchi, passarono a trovarla nel novembre del 1799 Carlo Emanuele IV di Savoia e sua moglie Maria Clotilde di Borbone-Francia e nel luglio del 1800 Ferdinando I di Borbone e Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.
Allo stesso tempo però non le mancarono le critiche, spesso feroci, come nel caso di Domenico Luigi Batacchi che le dedicò un poema satirico ed eroicomico dall'esaustivo titolo di "La Pulcella del Valdarno" in cui non risparmiò commenti anche pesanti sulla vita pubblica e privata di Alessandra e di suo marito.
Ma più che le infamie dei democratici, che certo preferivano i francesi all'assolutismo granducale restaurato dai Mari, fu soprattutto la riconquista napoleonica della Toscana che segnò un duro colpo per la coppia. Nel 1808 i due si videro anche costretti per ristrettezze economiche, a vendere il palazzo di Montevarchi ai Del Nobolo e la villa di Moncioni al pittore e accademico Giuseppe Marrubini. Quindi i due si trasferirono in un modesto palazzotto in via Cennano 103 che era allora la via del popolo e non dei signori.
Qualche anno dopo però Napoleone rimase solo un ricordo e Alessandra frequentò la corte di Firenze, dove godé sempre molta influenza, si guadagnò il titolo di baronessa, concessole dopo il 1815 dall'Imperatore Francesco con una bella pensione di oltre 2500 lire fiorentine.
Continuò a vivere in via Cennano come eroina della città e femminista ante litteram. Morì all'età di 79 anni, la sera del 2 Febbraio 1848 e venne sepolta nella chiesa dei padri Cappuccini di Montevarchi.
Fonte testo: Wikipedia